video di Sara Bargiacchi
durata 3 minuti
Anno 2021
con Zorinel Redulesku
Fufluns
Stampa Inkjet Giclée su carta cotone Hahnemuhle Photo Rag Ultra Smooth 310 gr cm 70×100, 2021
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L’opera inedita Fufluns, composta da uno scatto fotografico e un video, presenta una figura dai tratti sfuggenti e conturbanti, nell’insieme affascinante, misterioso, intrigante. L’aspetto esteriore di questo giovane imberbe rimanda a prima vista ad un immaginario stereotipato poco rassicurante, che getta dell’ombra sulla storia di chi abbiamo di fronte. Il personaggio ritratto che stiamo osservando, infatti, sembra poco in salute, il corpo è livido e sporco di terra, il volto vagamente rossastro, lo sguardo ambiguo, tra chi è assente a sé stesso o forse ebbro, al contempo pieno di sé e malizioso, mentre sta per addentare davanti ai nostri occhi dei succosi acini d’uva che non devono certo essere i primi, tanto è macchiata la sua veste. Di chi si tratta? Certamente l’insieme di più elementi sono di stimolo a trovare facili riferimenti che sosterrebbero varie ipotesi, ma leggiamo chi è dalle parole dell’artista: tra le divinità più importanti per la civiltà etrusca vi era Fufluns, Il dio patrono della vendemmia, del vino, della felicità, della salute e della forza rigogliosa della natura. Proprio a Fufluns venne dedicata la città sacra di Fufluna, che oggi conosciamo come Populonia. Successivamente la sua figura fu identificata con quelle del dio greco Dioniso e dell’equivalente romano Bacco. Per questi motivi ho individuato in Fufluns una delle anime più antiche e importanti del territorio di Castagneto Carducci ed ho deciso di realizzarne una mia personale reinterpretazione.
Collocato in questa cornice classica, ma citando anche il Bacchino malato di Caravaggio e la sua lezione fuori dalle righe nell’arte di fine Cinquecento, Sara ridisegna la più canonica delle iconografie legate al dio protettore del vino e del suo culto, con tutta la sua portata simbolica. L’artista ricalca da un lato le orme degli antichi maestri, dall’altra apporta il suo personale contributo attualizzando il mito e individuando in Fufluns un animus loci che racchiude in sé la potenza e l’energia della terra, emblema delle forze naturali, vitalistiche e irrazionali. Fufluns, infatti, era identificato a Roma con Bacco, corrispettivo del Dioniso greco, e al Liber Pater italico, soprannominato Lysios, ossia “colui che scioglie” la persona dai vincoli della propria identità per ricongiungerlo all’universo originario. Una forza esplosiva, dunque, ma anche che allenta i lacci e i freni inibitori fino all’esagerazione che, dalla spensieratezza della gaia vita, può gettare nel baratro della distruzione, della disperazione, della perdita della coscienza di sé. Gli antichi, ben prima di noi, conoscevano bene gli effetti dell’alcol sulla base di quantità e qualità, tanto da attribuire alla volontà di un dio malefico e punitivo volontà umane private invece di senno. Il ritratto fotografico, dunque, lascia intuire sotto il suo primo strato altri livelli di lettura più complessi e meno immediati. Il video che lo completa, ci aiuta a vedere anche un altro aspetto di questa divinità, dove molto più esplicitamente Fufluns si anima incarnando l’eros, la forza primigenia della vita, che non può diventare amore se non educata alla bellezza e alla gratuità con cui questa si offre. La forte carica sensuale che il personaggio emana crea sentimenti contrapposti, attrazione/repulsione, disgusto/piacere, inserendosi senza dubbio come elemento di disturbo, voluto e cercato dall’artista, per innescare un processo di riflessione più profonda dal contrasto stesso degli opposti, per sensibilizzare ad un senso più autentico dell’esistenza al di là di copertine patinate e di immagini a cui siamo ormai forse assuefatti. Non a caso, il dio dell’ebrezza e della liberazione dei sensi si contrappone al dio della razionalità e del controllo sulla realtà, che nega il caos e il dinamismo della vita. Dall’equilibrio tra queste due parti o forze si genera l’armonia, così come l’arte, che si crea all’interno di questo contrasto, quale espressione di due modi opposti, in un’altalena tra razionale e irrazionale, libertà e limite, ordine e caos, formale e informale. Come direbbe Nietzsche, un’arte potente esprime la dualità della vita, ossia rappresenta l’equilibrio tra apollineo e dionisiaco. Ciò che inquieta e spaventa ha bisogno di trovare quell’armonia che si crede smarrita, la cui ricerca avviene proprio attraverso questa dualità, sentendo insieme sia l’esigenza della forma sia la tensione al suo controllo. La realtà è un fluire continuo di cose indistinte, e la vita si crea all’interno di questo contrasto. Abbracciare il dionisiaco è perdere tale controllo e morire come individui, non considerarlo, invece, è smarrire la scintilla che viene generata dallo scontro/incontro della diversità che fa nascere la vita. Quest’opera dal sapore provocatorio è per certi aspetti destabilizzante, perché anche la rassicurante cornice del mondo classico non può essere vista come modello di armonia, ma chiama in causa in maniera diretta chi l’osserva, portandolo ad interrogarsi, a dialogare con sé stesso, sulla propria natura fatta di luci ed ombre, sui pensieri e i sentimenti che coltiviamo, sulle scelte e le azioni che portiamo avanti per costruire o distruggere, per beneficiare o sfruttare i beni a nostra disposizione. Fufluns accende i riflettori sul lato più scomodo e nascosto della nostra umanità con cui fare i conti, con il chiaro intento di mettere in crisi (dal gr. κρίσις “giudizio, decisione”) la personale relazione tra eros et amor, dal cui conflitto nasce il caos della vita e la commistione tra vita e morte. Tramite l’immagine della divinità, inoltre, l’artista offre la possibilità di usarla come filtro o schermo di protezione, per poter così astrarre e prendere le distanze con quell’ente che, percependo altro e lontano, concediamo sia lui a mostrarsi nudo nel suo lato più scandaloso, quando invece è dentro di noi che si muove lo spirito del bene e del male. Così facendo, la vita viene progressivamente rivestita di una maschera, che giustifica e falsifica. Tuttavia, Fufluns è anche altro, l’accento posto sulla sua sensualità e sul rapporto fisico con la materia, la terra e l’uva che diventano tutt’uno col suo corpo, offrono un’importante chiave di lettura anche sul significato del consumo, sul senso della voracità contemporanea, sul benessere tradito dall’assuefazione dell’opulenza, sulla mancanza di gusto per il buono, di cui si è persa la percezione. Dunque, dietro una prima lettura che può mettere a disagio, scomodando il nostro bisogno di controllo e di dare forme ed etichette all’indefinibile, si nasconde un invito a prendere contatto con la realtà, a fare i conti con la natura e a farne parte. L’opera di Sara è libertà di visione, espressa attraverso il video e la fotografia come strumenti di interpretazione critica e soggettiva della realtà, mai neutrale, che agisca da stimolo al nostro sguardo troppo spesso impigrito dalla sovrabbondanza di immagini del mondo contemporaneo, producendo effetti non previsti, prefigurando sviluppi e formando coscienza 7. Come un fiore selvatico, questo lavoro mette in luce contraddizioni e potenzialità, acquistando un plusvalore poetico ed estetico che travalica ogni canone.
Erica Romano, Storica dell’Arte e Curatrice